E’stato firmato il nuovo accordo sulla fiscalita’dei frontalieri, il testo che andra’ a sostituire il trattato del 1974, prevede una suddivisione dei frontalieri in due categorie, quelli che gia’ lavorano in Svizzera e quelli futuri.
L’accordo entrerebbe in vigore all’inizio del 2023 e il primo grande risultato conseguito è stata la definitiva conferma della clausola di salvaguardia per gli attuali frontalieri che pertanto non subiranno alcun aggravio d’imposta fino alla pensione anche in caso di cambiamento del posto di lavoro. Quanto ai frontalieri, verrebbe creato un sistema a doppio binario. Per quelli gia’ attivi e quelli assunti fino al termine del 2022, provenienti dalla fascia di confine, continuerebbe a valere il sistema d’imposizione attuale: prelievo alla fonte in Svizzera e nessuna imposta in Italia. I nuovi invece pagherebbero le imposte anche in Italia (dove le aliquote sono piu’ alte) ma si vedrebbero dedurre la parte pagata in Svizzera e beneficerebbero di una franchigia di 10.000 euro (ora 7.500).
I nuovi frontalieri che entreranno nel mercato del lavoro svizzero dopo la ratifica dell’Accordo (gennaio 2023) avranno un trattamento fiscale concorrenziale tra Italia e Svizzera sulla falsariga di quanto già oggi previsto per i frontalieri che non vivono in fascia di frontiera.
Da chiarire resta la questione dei ristorni. L’accordo del 2015 ne prevede l’abolizione, ma le parti si sono accordate per un periodo transitorio della durata di 15 anni. A fronte della richiesta italiana di allargare la quota dei vecchi frontalieri, aumenterebbe anche la quota di ristorni che Berna dovrebbe riversare all’Italia. Da qui’ la controproposta elvetica di ridurre il periodo a 13 anni.
Pertanto coloro i quali lavorano nei Cantoni dei Grigioni, del Ticino o del Vallese nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2018 e il 31 dicembre 2022 rientrano nel regime transitorio applicabile agli attuali frontalieri che continueranno ad essere assoggettati ad imposizione esclusivamente in Svizzera.