Credito di imposta ricerca e sviluppo a rischio recupero

Spetta il credito di imposta ricerca e sviluppo se i prodotti frutto della ricerca non erano esistenti in precedenza all’interno della gamma commerciale dell’impresa, allorché si possa escludere che si tratti di modifiche ordinarie o periodiche di beni già presenti. L’Agenzia recuperava il credito ricerca e sviluppo in capo a una società operante nel settore alimentare. 

Il recupero era motivato sulla base di un parere del ministero per lo Sviluppo Economico che ne escludeva la spettanza. Secondo il Mise, si trattava di rinnovamento di prodotti, dovendosi qualificare la ricerca come un progetto di innovazione commerciale, Il recupero era motivato sulla base di un parere del ministero per lo Sviluppo Economico che ne escludeva la spettanza. Secondo il Mise, si trattava di rinnovamento di prodotti, dovendosi qualificare la ricerca come un progetto di innovazione commerciale, finalizzato all’ampliamento della gamma dei prodotti offerti dall’impresa.

La pronuncia rafforza l’orientamento di merito non condiviso dall’Agenzia delle Entrate (e neanche da alcune Commissioni tributarie) secondo cui la legittima fruizione del credito è subordinato alla creazione di un prodotto nuovo per l’intera comunità e non solo per l’azienda.

La necessità dell’innovazione assoluta del prodotto (“per tutto il mondo”) ovvero solo per l’azienda è questione delicata, sulla quale non vi è ancora un pronunciamento di legittimità: spesso è alla base della valutazione di molti contribuenti ancora in dubbio se aderire alla sanatoria in scadenza a fine mese. Il rischio, in assenza di un orientamento di legittimità, è che il contribuente, per non sopportare un contenzioso, alla fine preferisca riversare quanto compensato evitando, nelle more di una decisione definitiva, sanzioni e interessi.

Credito di imposta ricerca e sviluppo a rischio recupero ultima modifica: 2022-10-07T06:14:00+02:00 da Dott. Gaetano Pappalardo

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