L’omessa, incompleta o infedele comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche Iva è punita con al sanzione amministrativa da euro 500 a euro 2.000, la sanzione è ridotta a metà (ossia da 250 a 1.000 euro) se la trasmissione è effettuata entro i 15 giorni successivi alla scadenza stabilita, ovvero, se, nel medesimo termine è effettuata la trasmissione corretta dei dati.

La correzione può essere esercitata tanto tramite l’invio di una comunicazione correttiva, ovvero in sede di dichiarazione annuale Iva, in entrambi i casi occorre versare la sanzione (eventualmente ravveduta) legata all’errata compilazione della comunicazione.

Questo trattamento riguarda sia nel caso in cui il contribuente deve provvedere a correggere l’importo di debiti Iva riguardanti il trimestre sia nel caso in cui la liquidazione risulta a credito in quanto l’art.11,comma 2, D.Lgs.471/1997) non distingue circa l’irregolarità commessa (nè lo fa l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione 104/E/2017).

Tale iniquità risulta ancora più evidente quando il credito che scaturisce dalla comunicazione finisce per aumentare a seguito di una rettifica a favore del contribuente. La comunicazione di un credito differente non ostacola la funzione di verifica dell’Agenzia delle Entrate.

La situazione diventa paradossale quando la rettifica riguarda un credito che vien riportato nelle liquidazioni di mesi o trimestri successivi. Ad esempio se nel primo trimestre si è indicato un credito di 100 e viene riportato nei trimestri successivi e successivamente ci si è accorti che tale credito fosse 70 o 150, la situazione è che si sono presentate tutte e quattro le comunicazioni errate.

Più accettabile sarebbe considerata errata solo la comunicazione nella quale si è verificato l’errore, considerando irrilevanti le correzioni delle liquidazioni successive per effetto del riporto del credito.