Il prossimo 30 novembre è la data di scadenza per il secondo acconto della cedolare secca sugli affitti. L’aliquota è del 10% per i contratti a canone concordato e del 21% per le altre tipologie di locazioni. In base all’articolo 9 del D.L. n. 47/2014, la stessa aliquota ridotta del 10% si applica ai contratti “calmierati” sottoscritti nei Comuni nei quali è stato dichiarato lo stato di emergenza in seguito a calamità naturali.
Per chi possiede diversi immobili affittati oppure ha altri redditi oltre quello della locazione e comunque raggiungerebbe in ogni caso una aliquota Irpef elevata, il passaggio alla cedolare secca con un’aliquota del 21% o addirittura del 10% potrebbe costituire decisamente un bel risparmio.
Anche chi ha optato per la cedolare secca potrebbe essere interessato al versamento dell’acconto di giovedì prossimo che, per i contratti in corso, è pari al 95% dell’importo indicato nel rigo RB11 colonna 3 del modello Redditi 2017. La percentuale del 95% è dunque minore di quella dovuta per l’Irpef che è invece pari al 100%.
Si utilizza il modello di pagamento F24 e il codice tributo “1841”. Si può versare meno di quanto risulterebbe in base alle indicazioni precedenti, a condizione che il proprietario prevede una minore imposta: se, ad esempio, nel 2017 la locazione è terminata, oppure se l’appartamento è stato riaffittato, in tempi di crisi, con uno sconto sul canone.